Il difensore del Rende, bergamasco di nascita sta vivendo la quarantena a 1000 km di distanza alla sua famiglia. “Non è tempo di pensare a stipendi e calendari ma ritrovare i valori smarriti negli anni”
Un urlo di rabbia, che deve scuotere le coscienze di tutto il mondo del calcio. Un urlo che unisce simbolicamente la provincia di Bergamo con quella di Cosenza. A lanciarlo è Devis Nossa, difensore classe 1985 arrivato in estate al Rende. Nativo di Treviglio, piccolo centro della bergamasca che diede anche i natali a Giacinto Facchetti, attraverso Instagram lancia un grido disperato che non può lasciare indifferenti i vertici del calcio italiano: “Credo che questa vicenda non ci sta insegnando nulla, ci sono morti su morti, ci vuole silenzio e rispetto. Invece ogni giorno da addetto ai lavori, come sono io, sento solo interviste politiche, interviste di interesse, di pochezza mentale ed etica”.
Prosegue Nossa: “Sono 16 anni che faccio la C, con 380 partite all’attivo e in questo momento “The Show Must Go On” non serve, anzi è un insulto. Sono di Bergamo e mi trovo a Rende e così come me pure molto colleghi, fermi nella città i cui lavorano, e si pensa che a fine emergenza ci si torna subito ad allenare???”.
Un messaggio forte e chiaro quello del difensore biancorosso: “Io tornerei dalla mia famiglia anche solo per un giorno, ci voglio tornare. Ora non è il tempo di pensare a stipendi o calendari (che poi sugli stipendi la volontà c’è se si fa una cosa equa, ci mancherebbe). Ora è il momento della riflessione, del silenzio e del rispetto, valori che forse avevamo perso e che questa tragedia forse ci fa ritrovare, anche del mondo del calcio, dove i valori negli anni sono stati smarriti”.