Le strade piene zeppe, i cori, la musica, la delusione sedimentata negli anni e trasformatasi prepotentemente in gioia al fischio finale. E oggi sembra cambiato poco o nulla…
16 giugno 2018, sono da poco scoccate le 22:38. Il Cosenza è in Serie B. I Lupi di Braglia hanno coronato il sogno di una vita, hanno vinto i temutissimi play-off, hanno staccato il pass per una serie cadetta che mancava da ben quindici anni. È magia pura, l’apoteosi di un’intera città, la festa di un popolo affamato di gloria.
A Pescara va in scena una partita vietata ai deboli di cuore. Prima Bruccini, poi Tutino. Ahi, Marotta, il gol ad un quarto d’ora dalla fine che accorcia le distanze per la Robur Siena e mette in serio pericolo i ragazzi con i colori rossoblu. Poi, all’87’, chiude la contesa Allan Baclet: l’eroe più inaspettato della post-season, l’emblema della “cosentinità” racchiuso in passione e sacrificio per la maglia.
Le strade piene zeppe, i cori, la musica, la delusione sedimentata negli anni e trasformatasi prepotentemente in gioia al fischio finale del signor Massimi. La teoria dei corsi e riscorsi storici tanto declamata da Giovambattista Vico ha fatto tappa sulle rive del Crati: quella sera, l’intera città di Cosenza ha ricominciato a sorseggiare con gusto il calcio. E, a distanza esatta di un anno, sembra cambiato poco o nulla…