L’allenatore mette il timbro sul forte legame tra il capitano e la squadra. “Non merita certi commenti, Angelo ha sempre dato l’anima dentro il campo e nello spogliatoio”
La maglia del Cosenza se l’è cucita addosso da molto tempo. Una seconda pelle. E Cosenza è la città nella quale sta consolidando un progetto di vita, dopo il calcio. Ha superato le 200 partite in campionato e da un po’ di anni ha ereditato la pesante fascia di capitano. Un simbolo delle sofferenze dei Lupi, anche nei trionfi. Angelo Corsi. O meglio: semplicemente Angioletto per chi ha avuto il piacere di apprezzare le sue qualità umane. Calciatore di un’affidabilità granitica, e non è un caso che tutti gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina del Cosenza lo abbiano sempre fatto giocare: da Cappellacci a Roselli, passando per Fontana e soprattutto Braglia. Ma Cosenza e i tifosi del Cosenza hanno nel proprio Dna un difetto congenito, che si trasferisce di generazioni in generazioni: dimenticano in fretta. Basti pensare a quante critiche ha dovuto subire un simbolo come Gigi Marulla…
Ci ha pensato Braglia a rimettere un po’ di ordine e soprattutto a rinfrescare la memoria degli irriconoscenti. Una vera e propria entrata a gamba tesa, di quelle che fanno male. Le ultime parole della conferenza stampa post Chievo, l’allenatore del Cosenza le ha volute dedicare al suo capitano. Parole che riportiamo integralmente: “Ogni tanto leggo dei commenti un po’ stupidotti da parte dell’ambiente, e mi ci metto anche io, su Corsi… Corsi è un ragazzo che viene da tre anni fatti bene, che sta facendo il suo percorso. È stato fuori cinque mesi (crociato, ndr), non ha fatto un giorno di vacanza… E ora, tutto a un tratto, noi non possiamo vedere uno che nello spogliatoio ha sempre dato l’anima, in campo uguale… Adesso perché dobbiamo diventare così, noi… Noi siamo della gente umile, che ci siamo sempre aiutati fra tutti… Però non mi stanno bene certi discorsi, non se li merita… Non se li merita… Non se li merita per come è, e per come ci ha sempre aiutato”. E questo gesto di Braglia vale molto di più di qualsiasi vittoria.
