Il Cts vuole capire che cosa succederà con la linea dei contagi con la ripresa della scuola. Mentre la Figc chiede di dilatare i tempi tra un test molecolare e l’altro fino a 8 giorni
Gli stadi italiani resteranno ancora chiusi. In attesa di conoscere l’andamento della linea dei contagi dopo l’apertura delle scuole con molte probabilità per altri due mesi e mezzo le partite di campionato e Coppa Italia si giocheranno a porte chiuse, con la potenziale riapertura (sempre parziale) soltanto a dicembre e con il Cosenza che sarà costretto a giocare senza spettatori fino alla fine del loro 2020.
Mascherine obbligatorie al chiuso e nei luoghi aperti dove non si può mantenere il distanziamento, divieto di assembramento, limite di capienza per i trasporti pubblici fissato all’80 per cento. Sono questi, i principali contenuti del nuovo DPCM, che dovrebbe entrare in vigore a partire da lunedì 7 settembre, fino al 30 settembre. Nel testo, a meno di sorprese dell’ultima ora, sarà confermata la chiusura degli impianti sportivi al pubblico.
Per il comitato tecnico scientifico la riapertura degli stadi non è la priorità. Per questo la Federcalcio ha deciso di concentrarsi sulla battaglia dei tamponi. L’obiettivo è dimezzare il numero di test molecolari cui sottoporre il gruppo squadra. Il protocollo con un tampone ogni 4 giorni era infatti stato studiato su un calendario in cui si giocava ogni 3 giorni. Allo stato attuale i tempi sembrano essere più comodi, per questo la Figc chiede di dilatare i tempi tra un tampone e l’altro fino a 8 giorni, con un test sierologico a metà settimana.