Dopo l’infortunio contro l’Ascoli è cominciato il calvario per il centrocampista, dalla diagnosi errata all’affrettato ritorno in campo
Le prime uscite avevano lasciato ben sperare. L’ingaggio di Alberto Gerbo al mercato di gennaio, più che altro fortemente voluto dal calciatore stesso considerato che il direttore sportivo con la valigia in mano aveva altri obiettivi. Ma il Cosenza se l’è goduto poco: soltanto 11 presenze, per un totale di 839’ disputati recuperi inclusi. L’infortunio nel corso della partita con l’Ascoli lo ha messo ko, assieme a Petrucci, nella fase più delicata del campionato.
Da quel giorno è cominciato un vero e proprio calvario per il centrocampista. Intanto a Ivrea, dove si era andato a curare da un fisioterapista di fiducia, ha scoperto che la diagnosi era stata clamorosamente sbagliata. Così ha scoperto che l’infortunio era molto più serio. Rientrato in città dopo la prima fase di cure, non è stato semplice proseguire con la terapia. Fino a quando non è stato indirizzato verso l’ex responsabile sanitario del club, il dottore Enrico Costabile.
I risultati sono stati subito eccellenti, tant’è che Gerbo, seguendo le indicazione dello storico medico dei Lupi si è rimesso in carreggiata. Sarebbe dovuto rientrare contro il Pordenone. Invece nei giorni che hanno preceduto la partita con il Monza, hanno chiesto al calciatore di stringere i denti. E di giocare contro la squadra di Brocchi. Non se l’è sentita di dire di no, nonostante sapesse che rischiava una ricaduta. E, purtroppo, così è stato.
È stato costretto a letto per un paio di giorni dopo l’infortunio: faceva fatica a stare in piedi. Ancora oggi, mercoledì 19 maggio, è stato notato in città camminare con difficoltà. L’episodio di Gerbo fa il paio con quello di Mbakogu mandato in campo dal primo minuto a Salerno, nonostante non fosse ancora al meglio. Evidentemente la retrocessione è figlia di una infinita serie di errori. Non solo quelli tattici e tecnici.