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Cosenza, nel giorno di Zarate spunta l’elogio dell’umiltà

Dal campione argentino e dal direttore sportivo Gemmi segnali forti verso un ambiente eccessivamente drogato dall’improvvisazione e dalla scarsissima professionalità

Che fosse il giorno di Zarate ce lo hanno detto con larghissimo anticipo gli indicatori dell’audience mediatica generata da Maurito. Non certo dal Cosenza che da squadra ultima in classifica nel campionato di Serie B si trascina l’interesse perfettamente in linea con un progetto i cui pilastri poggiano sull’improvvisazione e la scarsissima professionalità. Che nemmeno in Serie D.

Dal 31 gennaio a oggi si è parlato tanto dei Lupi: non accadeva dall’impresa record del post lockdown. Alla quale impresa, di cui si è parlato anche nella patria del football, non dobbiamo mai dimenticare di accostare abbondanti dosi di intrugli magici che hanno generato la pozione della fortuna. Evidentemente il campione argentino, nonostante l’età, 36 anni il prossimo 18 marzo, è un calciatore che “tira”. Al momento mediaticamente, chi ama i Lupi si augura che possa attirare le stesse attenzioni attraverso le prodezze sul terreno di gioco.

“Ma in non solo la gallina dalle uova d’oro”, ha tuonato subito Maurito. Il quale, ancor più bello di una danza con il pallone sulle punte dei piedi, ha sfoderato un pieno di umiltà da campione vero. “Sono qui perché mi hanno voluto, sono a disposizione della squadra perché tutti assieme dobbiamo raggiungere l’obiettivo della salvezza. Ognuno di noi deve dare il massimo quando l’allenatore ci chiamerà in causa”. Perché Zarate, per chi non lo avesse capito, ha abbassato i decibel mediatici dimostrando grande rispetto per i giovanotti, suoi nuovi compagni di squadra, che gli stavano vicini.

Certo, la scelta di fare una conferenza stampa mettendo tutti nel calderone, non è stata una grande intuizione. Il cervello che l’ha concepita, meriterebbe di stare il più lontano possibile dal calcio. Hai voglia di dire che la scelta è figlia del “non rompere gli equilibri dello spogliatoio”. Una barzelletta degna del miglior Zelig degli anni d’oro. E Maurito ha dato una lezione a chi, attorno al Cosenza, continua a vivere il calcio con superficialità.

Sulla stessa scia Roberto Gemmi. Che dopo il proprietario del club è l’uomo più inviso dal popolo rossoblù. Quella sua voglia di stupire gli si è ritorta contro. E per poco non c’è scivolato sopra parlando dell’operazione Salihamidzic nel corso della conferenza. Quel sorriso negli incroci degli sguardi ha detto tutto.

Il direttore sportivo del Cosenza ha avuto l’umiltà di ammettere il fallimento del suo progetto. “Perseverare sugli errori, significa sbagliare due volte”. E se oggi nove degli undici calciatori che hanno lasciato il Cosenza sono finiti in Serie C, capisci perché sei ultimo in classifica. “La mezza rivoluzione è stata la cosa più giusta da fare. Adesso vedremo se abbiamo migliorato la squadra: la risposta la daranno i punti che andremo a fare da qui alla fine”.

Complimenti a Zarate e Gemmi: una lezione di umiltà. Per tutti.

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