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Coronavirus, gli undici giorni che mettono paura al Cosenza

Dalla trasferta di Venezia al rientro da Treviso e in mezzo la sfida con il Cittadella: la comitiva rossoblu nelle zone rosse e sul campo a contatto con soggetti ad alto rischio di contagio

Adesso che il campionato si è fermato c’è più tempo per riflettere e ragionare sul pericolo da contagio del Coronavirus. In casa Cosenza si fanno i conti con gli undici giorni da incubo che hanno coinvolto la comitiva rossoblu. Pubblicamente nessuno ne parla, anche se la decisione di Mirko Bruccini e Tommaso D’Orazio di non partire per Verona ha comunque aperto una discussione attorno al problema. Il tutto prima che arrivasse lo stop imposto dal Governo, tramite l’ormai noto Dpmc emanato nella notte tra lunedì e martedì.

Riavvolgiamo il nastro. Sabato 29 febbraio il Cosenza è sbarcato a Venezia per la sfida, a porte chiuse, contro la formazione lagunare in una zona a forte rischio. Martedì 3 marzo al Marulla si è giocato contro il Cittadella: la comitiva veneta arrivava da Padova, altra zona segnalata ad alto rischio. Lunedì 9 marzo il gruppo rossoblu si è trasferito a Verona facendo scalo a Bergamo prima di raggiungere in pullman l’albergo. Dopo la partita giocata al Bentegodi, martedì dall’aeroporto di Treviso ci si è imbarcati direzione Lamezia. Soltanto nell’ultima trasferta sono state toccate tre zone (Bergamo, Verona e Treviso) particolarmente segnate dall’epidemia. Venezia, Cittadella e Verona: comunque sul terreno di gioco i contatti ci sono stati.

La parte prettamente sportiva ha subito uno stop, con i calciatori che evidentemente si terranno in forma a casa con programmi di allenamento personalizzati dal preparatore atletico Giacomo Tafuro. Per quanto riguarda la parte più importante, quella relativa alla salute, non ci sono state indicazioni di sorta. Basta essere accorti: evitare contatti sociali non necessari e rimanere in costante contatto con lo staff sanitario. Ma in questo momento il Cosenza non ha riferimenti sanitari. Ieri, mercoledì 11 marzo, allo stadio non era presente nessuno dei medici anche perché il responsabile sanitario, il dottore Enrico Costabile, pare abbia rassegnato le dimissioni.

Di conseguenza i calciatori si sono organizzati contattando singolarmente il medico. Alcuni avevano già fatto rientrare i familiari nelle proprie residenze. C’è stato chi, con coscienza, ha preferito mettersi in auto isolamento. È il caso dell’allenatore in seconda Roberto Occhiuzzi il quale ha deciso di rimanere da solo in casa mentre moglie e figli si sono trasferiti dai genitori. La stessa cosa il capitano Angelo Corsi il quale ha optato per l’auto isolamento, considerato che lui vive a Cosenza e di conseguenza ha preferito non avere contatti con la compagna e soprattutto i familiari di lei.

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