L’ex capitano del Cosenza, protagonista nei primi anni del 2000, raggiunge il mezzo secolo di vita
Il 27 Marzo del 1969 a Carmagnola, piccola cittadina alle porte di Torino, nasceva Gianluigi Lentini, capitano e simbolo di un Cosenza che sognava la Serie A e si ritrovò, invece, in breve tempo in Serie D.
Centrocampista esterno tutto estro e fantasia, Lentini fece innamorare i tifosi del Torino raccogliendo l’eredità di gente come Gigi Meroni e Claudio Sala. Nel 1992 fu protagonista di uno dei trasferimenti più chiacchierati della storia del calcio italiano. Il Milan di Silvio Berlusconi, infatti, sborsò la cifra record 18,5 miliardi di lire per portarlo a Milanello, scatenando le ire dei tifosi granata. Un incidente stradale sulla Torino-Piacenza nel 1993 cambiò, poi, per sempre la sua carriera. Nel ‘96 passò all’Atalanta di Mondonico, suo ex tecnico nel Toro, con cui sfiorò la vittoria in Coppa Uefa, poi il ritorno al Torino con cui conquistò la promozione in Serie A nel 1999.
Svincolatosi nel 2000, dopo la retrocessione del Toro in B, Lentini arrivò a Cosenza alla corte di Bortolo Mutti. Dopo la Serie A sfiorata nel primo anno in rossoblu, nella stagione successiva ritrovò ancora una volta Mondonico conquistando però con il subentrato Gigi de Rosa la salvezza all’ultima giornata contro l’Empoli. Nel 2003, dopo l’esclusione dei rossoblu dai campionati professionistici, decise comunque di giocare con la maglia del Cosenza.
Un legame forte, quello tra la stella della rinascita granata e la città bruzia, come ribadito dallo stesso Lentini ai microfoni de La Gazzetta dello Sport alla vigilia della sfida di Coppa Italia :“Cosenza è stata una scelta decisa da me, dove mi sono sentito libero. A Cosenza non erano più i soldi, non era più niente: solo amore per il calcio. Una città che mi è rimasta dentro, tant’è che ho ancora una casa: qui c’è un pezzo di me”.
Buon compleanno, Gigi!
