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Braglia: “Il presidente del Cosenza fa il passo come è la gamba, non corre rischi”

L’allenatore rossoblu si è concesso ad una lunga intervista ai microfoni del Guerin Sportivo: “E’ un dispiacere vedere grandi città del Sud lontane dal grande calcio. Ma certi fallimenti sono la conseguenza logica di gestioni sbagliate.”

“Maremmano autentico e sanguigno, tifoso viola dentro per sempre, il giovane veterano Piero Braglia ha la Calabria incisa nel cuore e nel proprio destino”. Tullio Calzone introduce così l’intervista al mister rossoblu, contenuta nel Guerin Sportivo del mese di settembre.

65 anni da compiere il prossimo 10 gennaio, l’allenatore del Cosenza è più giovane solo del 71enne Ventura, tornato in pista con la Salernitana dopo i disastri in Nazionale e la breve e fallimentare parentesi con il Chievo: “In realtà mi sento giovane dentro, la carta d’indentità non mi consente di dire bischerate. Anche se, a volte, mi
trovo di fronte tecnici giovani che alle spalle non hanno percorsi in salita. Oggi si fa molta fatica a fare tanta gavetta. Ma poi si deve fare qualche passo indietro. Io penso che l’esperienza in Serie D mi sia servita tanto. E sono contento di averla fatta”.

Cosenza, ultima avanguardia insieme con il Crotone del calcio professionistico cadetto dal quale, con l’esclusione
del Palermo dalla B, è stato quasi del tutto cancellato il Sud: “E’ un dispiacere vedere grandi città del Sud lontane dal grande calcio. Ma certi fallimenti sono la conseguenza logica di gestioni sbagliate. Noi, invece, abbiamo una gestione molto oculata e non corriamo rischi. Il nostro presidente, Eugenio Guarascio, fa il passo come è la gamba.
Invece, quando si sperpera, è giusto pagarne il prezzo. Poi servono norme stringenti. Il Palermo che viene penalizzato all’ultima giornata non si può vedere. La gente non capisce e il calcio senza gente non è nulla. Pensi
agli stadi vuoti!”.

Poi, Braglia rincara la dose: “Gestioni sbagliate. Troppi soldi spesi per arrivare in alto e tanta superficialità a dare a calciatori cifre improponibili. Poi se vai in A ti rimetti a posto, se non ci vai fallisci. L’Empoli ha una gestione che non prevede sperperi. Come il Frosinone con Stirpe, un presidente eccezionale. Mi mancano la sua ironia e le sue battute a bordo campo”.

Infine, una constatazione sulle differenze tra passato e presente: “Il calcio ai miei tempi era molto più povero. La Fiorentina di Melloni e il Catanzaro di Ceravolo vivevano con un altro spirito. Oggi serve lungimiranza. Perché a parte quelle sei o sette che hanno risorse enormi, le altre finanziariamente arrancano. Bisognerebbe pensare a una ripartizione della ricchezza prodotta dal sistema in modo differente”.

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