Lo spirito di sacrificio non è mai mancato a questo gruppo. Ci sarebbe da lavorare tanto, e meglio, sull’aggressività. Ma adesso contano soltanto i risultati. A cominciare da Castellammare di Stabia
“Questo è lo spirito giusto per tirarsi fuori dai guai”. Pensieri e parole di Piero Braglia nel dopo Cosenza-Empoli. Nulla da eccepire, anche se questo gruppo ha quasi sempre dimostrato di metterci lo spirito giusto. L’impegno non è mai mancato. Che non basta evidentemente, perché per vincere le partite oltre allo spirito c’è bisogno di una identità di squadra che in 18 partite si è vista poco e di una capacità di incutere timore all’avversario imponendo il proprio gioco, il vero e unico latitante dalle parti del Marulla.
Nel dopo partita con l’Empoli il tecnico ha evidenziato un altro aspetto che, a suo parere, il Cosenza non aveva mai mostrato prima: “Il segnale più importante è l’aggressività e lo spirito di sacrificio di questa squadra”. Sullo spirito di sacrificio, ci siamo già espressi. Sull’aggressività, evidentemente le vittorie riescono anche ad amplificare aspetti che agli altri sfuggono. Ci sarebbe molto da lavorare, e meglio, sotto questo aspetto. Vedere Corsi andare in pressing su Fantacci e D’Orazio fare la stessa cosa su Frattesi oltre a creare un po’ di confusione tattica costringe gli stessi, i due esterni, a un dispendio di energie non indifferente per andare a rincorrere le mezze ali.
Nel calcio, alla fine, contano soltanto i risultati. Ed è giusto evidenziare le due vittorie consecutive (mai successo prima in questo campionato), è legittimo ricordare ai più distratti che il Cosenza ha un punto in più rispetto alla passata stagione ed è opportuno sottolineare che in squadra c’è un attaccante, Rivière, già a quota 7 gol a metà stagione, cosa che non si verificava da anni. Tutto è contagioso, specie dopo una vittoria. Adesso si attende con fiducia l’aspetto più importante per arrivare all’obiettivo, minimo, della salvezza: la continuità. A cominciare da Castellammare di Stabia.