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Il Cosenza e i protocolli, tra ipotesi e difficoltà. Anche i medici di B restano dubbiosi

Alcuni presidenti avevano già esternato il loro scetticismo sul protocollo medico per il campionato cadetto

Lunedì sera i medici dei 20 club di Serie B nel corso di una video conferenza hanno evidenziato tutte le problematiche sull’attuazione delle direttive dei medici della Figc. Un documento che si suddivide in due parti, la prima prettamente medica, la seconda riguarda invece i comportamenti da tenere dentro il centro sportivo e le sessioni di allenamento.

I problemi che riguardano la parte medica iniziano dai tamponi. Bisognerà reperire ed effettuare dai 4.000 ai 5.000 tamponi mensili su calciatori. Troppi. Saranno con ogni probabilità sostituiti dai test sierologici che dovranno essere individuati e distribuiti da Governo, Figc o Leghe. I test verranno effettuati e poi smistati in laboratori regionali (sarà la Lega B a individuarne due per ogni regione, dunque anche in Calabria) per i risultati delle analisi.

Ma ci sono problematiche anche di nature logistica sul gruppo squadra. I ritiri di gruppo dovranno essere in assoluto isolamento. Se nel corso del confronto con il Ministro Spadafora dovesse arrivare l’ok per la ripartenza il 4 maggio, si comincerà con gli screening medici: anamnesi, saturazione, temperatura, esami del sangue, ecocardiogramma, test da sforzo. In parole povere ogni calciatore dovrà riottenere l’idoneità all’attività fisica a cui andranno abbinati i tamponi (o i test sierologici) e che sarà ripetuta due volte in meno di una settimana.

Nel frattempo i giocatori resteranno in isolamento, in albergo o centro sportivo e senza contatti con l’esterno. Il secondo step riguarda gli allenamenti e la vita isolata all’interno delle strutture di riferimento. Difficile che il Cosenza possa stare in totale isolamento in una struttura nel centro cittadino con annesso supermercato a poche centinaia di metri dall’albergo. A questo bisogna aggiungere che tutte le persone all’interno della struttura non possono avere contatti col mondo esterno. Quindi oltre al “gruppo di lavoro”, che dovrebbe essere composto da 50 persone tra calciatori, staff tecnico sanitario e societario, in ritiro andrebbero ad aggiungersi almeno 15 persone tra cucina, lavanderia, personale di sala, receptionist e collaboratori della struttura alberghiera. Senza dimenticare che alcuni membri dello staff sanitario lavorano al servizio dell’Asp di Cosenza e non potrebbero partecipare ad un ritiro obbligatorio senza poter avere contatti col mondo esterno.

Altre problematiche riguardano l’aspetto economico. Alcuni presidenti hanno quantificato intorno ai 400.000 euro i costi di questo protocollo, cifra sicuramente proibitiva soprattutto in questa fase di contrazione economica e di mancati incassi. Adesso la palla passa nelle mani del Governo.

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