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Gianluca Di Marzio, il discorso integrale: “Sogno il Cosenza in Serie A”

Il giornalista visibilmente commosso ricorda il padre Gianni e le emozioni vissute in Calabria

Un commosso Gianluca Di Marzio ha introdotto la presentazione del Cosenza con un sentito discorso che ha ripercorso i suoi anni in Calabria con il padre Gianni:

“Cosenza è per me ‘u Cusenza. Quel boato “Lupi! Lupi!” che partiva alle spalle della panchina di papà e risuonava per tutto lo stadio. Si sentiva la terra tremare!

Quella formazione che era una cantilena: Simoni, Marino, Giansanti, Castagnini, Schio, Giovanelli, Galeazzi, Bergamini, Lucchetti, Urban, Padovano. Allenatore signor Gianni Di Marzio.

Quell’amore a distanza che non si è mai spezzato neanche nei momenti più duri, perché il primo risultato da chiedere era sempre: ma che ha fatto il Cosenza? Adesso chiamiamo subito giù, per sapere come hanno giocato, voglio sapere un po’ l’aria che tira…

Cosenza è per me lo striscione della curva con la Nocerina: “Mai più prigionieri di un sogno”. E poi L’uomo Del Monte ha detto B, ve lo ricordate? Padre Fedele in curva, i Nuclei Sconvolti. Io ragazzino che stavo vicino alla panchina e conoscevo i cori degli ultrà a memoria. Il ritorno di notte da Monopoli, pioveva, erano le due e mezza e lo stadio era tutto pieno, le lacrime mie e di mia madre quando papà andò via dopo la promozione all’improvviso. E poi le camicie a fiori e il pizzetto perché volevo imitare Michele Padovano.

I calcioni presi da Urban a Salerno in quella vittoria incredibile al Vestuti, molti di voi non erano nati, quante volte me l’hanno raccontata Ferroni e Gigi Simoni. La squadra arrivò allo stadio 40 minuti prima del fischio di inizio, oggi sarebbe impensabile, nelle camionette della polizia perché all’esterno dello stadio era tutto bloccato dai tifosi avversari.

E poi Cosenza è per me la limonata che mi preparava Iazzolino, buonanima, al San Vito, magazziniere insieme a Roberto Loria. La scritta “Marinoooo”, qualcuno di voi forse se la ricorda, era negli spogliatoi perché Ciccio Marino era il bersaglio preferito di papà.

Cosenza è per me anche dolore, tristezza e rabbia per le tante anime buone che hanno perso la vita lungo la strada rossoblù: il professor Giancarlo Rao, il presidentissimo Carratelli, Santino Fiorentino, che è stato l’ultimo nei giorni scorsi e i tre simboli eterni di un amore infinto: Massimiliano Catena, Gigi Marulla e Denis Bergamini, per il quale tutti noi ancora oggi gridiamo verità e giustizia.

Come non ricordarsi i ritiri a Vipiteno e a Bressanone, il Motel Agip dove la squadra andava in ritiro … mamma quanti spaghetti al pomodoro e quante crostate ho mangiato in quell’albergo la domenica alle 11 insieme a i giocatori perché volevo sentirmi uno di loro. E ricordo anche la chiesa dove andavamo a messa lì vicino. E poi i giornalini che davano la domenica quando si giocava in casa. Il cinema dove i ragazzi andavano al sabato e da dove Denis uscì per l’ultima volta in questa città che è la sua città. La folla incredibile ai funerali, a quelli di Gigi e di Massimiliano, ricordo quei momenti come fossero adesso.

Cosenza è per me la porta carraia del San Vito dove una volta abbiamo aspettato il pullman della squadra avversaria, perché quello del Cosenza doveva entrare sempre per ultimo e per scaramanzia papà fece fermare il pullman davanti alla porta carraia. Le critiche dopo i pareggi in trasferta, la media inglese, la politica dei piccoli passi, quelli che contestavano e contestano ancora adesso sempre e comunque, ma sotto sotto lo fanno per il troppo amore che hanno per il Cosenza.

Cosenza è per me l’amicizia di tante persone vere, il rifugio sicuro nelle emergenze, per esempio durante il Covid: non dimenticherà mai come mio padre e mio madre sono stati protetti per tre mesi al Virginia. E poi la soppressata, le melanzanine sott’olio. Le piacevoli compagnie, sempre a parlare sempre del Cosenza, alle prese con le tribolazioni per le annate sofferte, salvezze insperate, promozioni emozionanti e anche delusioni cocenti. Ma sempre a testa alta sempre pronti ad azzannare subito, di nuovo, come i veri Lupi.

Cosenza è infine un sogno bellissimo: quello di vederla un giorno in Serie A. Con il palo di Lombardo che non trema più e una città e una provincia pazze di gioia. Io ve lo auguro con tutto il mio cuore e sono sicuro che succederà, perché lassù qualcuno vi ama e sempre vi amerà.”

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