Dopo la retrocessione del 10 maggio scorso nessuna nuova da parte del proprietario del club. E sulla sede del ritiro sono stati incassati 2 no

Lunedì 10 maggio 2021. Sono trascorsi 38 giorni dall’imbarazzante pomeriggio di Lignano Sabbiadoro, con il Cosenza battuto dal Pordenone e retrocesso aritmeticamente in Serie C. Frasi di circostanza hanno caratterizzato il giorno successivo, da quel momento in poi è calato il silenzio. Un atteggiamento da parte del proprietario del club che continua ad alimentare tensioni nell’ambiente.

L’audio di Braglia che in queste ore sta facendo le fortune di whatsapp è soltanto l’ultimo di una serie di episodi sui quali un minimo di chiarezza non guasterebbe. Così come le presunte trattative per la cessione del club che, di fatto, non ci sono mai state. L’imbarazzante danno economico di circa un milione di euro causato da una gestione dilettantistica dell’organizzazione sportiva del club.

Nessuna traccia che possa, al momento, far pensare a un futuro degno della storia di questo club. Evidentemente la capacità di fidarsi e affidarsi rimane un pregio che soltanto pochi illuminati imprenditori riescono a mettere in atto. Non c’è un direttore generale, non c’è un direttore sportivo, non c’è un allenatore. Eppure sono stati avviati i contatti per organizzare il ritiro. In queste ore il team manager del Cosenza ha dovuto incassare due pesanti no: il primo da San Giovanni in Fiore, dove è stata ritirata la disponibilità a ospitare i rossoblù. Poi la negativa anche da Lorica. Intanto circola voce secondo la quale tra una settimana, giorno più giorno meno, il muro del silenzio potrebbe crollare…