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Braglia: “Io mai in A? Magari ci vado con il Cosenza”

Il tecnico rossoblu si è concesso ad una lunga intervista ai microfoni del Guerin Sportivo: “Ho sempre fatto quello che volevo e non ho mai avuto dubbi o rimorsi. Sono felice di avere quello che ho, il calcio mi ha dato tanto”.

“Un uomo vero con un caratteraccio… amabilissimo. E non potrebbe essere diversamente. Lo dicono certe coincidenze esistenziali, lo confermano i numeri della sua squadra, riportata in B dopo 15 anni e capace
di sfiorare i play off al primo colpo”. Tullio Calzone definisce così Piero Braglia, nel corso di una lunga intervista che il mister rossoblu ha rivolto ai microfoni del Guerin Sportivo.

Un solo neo nella splendida carriera trentennale del tecnico toscano: non aver mai allenatore una squadra di Serie A. “Io ho sempre pensato che allenare dall’inizio sia decisivo. Ho sempre pensato a questo – afferma Braglia ai microfoni della nota rivista – Non mi aspetto nulla e non amo vivere sui fallimenti degli altri. Magari vinco con il Cosenza e vado anche io finalmente in A. Certo devo sbrigarmi. Ma non me ne faccio un’ossessione”.

L’allenatore, poi, si sente di nominare due tecnici che hanno inciso sulla sua carriera: “Debbo ringraziare due persone su tutte: Mazzone per quello che mi ha dato dal punto di vista umano e sportivo. E poi Egisto Pandolfini che purtroppo non c’è più (è scomparso lo scorso gennaio). E’ stato lui a ripropormi alla Fiorentina sino a quando non mi hanno dato l’opportunità di giocare. Li ricordo entrambi con grande affetto”. Invece, sui giocatori che vorrebbe allenare in futuro: “Non ce n’è uno solo. Ho avuto Quagliarella, un talento incredibile, Dedic, Tutino, Pavoletti, Zaza. Comunque ora sono contento di allenare tutti quelli che ho a Cosenza con i quali faremo il meglio”.

Equilibrio e personalità, due elementi cardini nella sua filosofia: “E’ quello che ho sempre cercato di dare
alle mie squadre. Curare gli aspetti difensivi, perché le vittorie si costruiscono dalla base e poi avendo dei ragazzi che danno un senso al lavoro svolto, finalizzandolo”. L’intervista, poi, prende un’altra piega e si concentra esclusivamente sul Braglia uomo: “Mi auguro di continuare a divertirmi. Ho sempre fatto quello che volevo e non ho mai avuto dubbi o rimorsi. Sono felice di avere quello che ho, il calcio mi ha dato tanto. Un altro mio hobby è curare il giardino e giocare con Mia, il mio labrador straordinario. L’ultimo libro che ho letto, invece, è “I predatori” di Harold Robbins, l’autore de L’uomo che non sapeva amare. Mi piacciono le storie forti”.

Una lunga carriera trentennale, dicevamo, dal Nord al Sud Italia: “Ovunque mi sono trovato bene e credo di aver lasciato un buon ricordo di me. Una traccia”. Infine, sugli affetti più cari: “Ho la fortuna di avere una famiglia tranquilla e un nipotino straordinario Giulio di sette anni. E uno è in arrivo. Ne ho di cose da fare».  

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