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Il Cosenza paga i ritardi accumulati nel costruire la squadra

Buona parte del gruppo ha saltato la preparazione e la condizione fisica ne risente. Per fortuna è in arrivo la sosta ma prima ci sono due incroci pericolosi che potrebbero dare indicazioni più chiare sul futuro

Un pareggio che vale una vittoria. Anzi, molto di più. Perché se fosse arrivata la sconfitta, per come il Cosenza avrebbe meritato nella sfida con il Livorno di martedì sera, il pentolone sarebbe esploso: non è soltanto una questione di classifica, di mancanza d’identità di una squadra che non riesce a costruire un briciolo di gioco ma è soprattutto un malessere ambientale che da tempo aleggia sul Marulla. Troppe contraddizioni: dalla costruzione della squadra a un terreno di gioco che non c’era bisogno delle parole di Sebastiani per vedere che è in condizioni pessime, giusto per rimanere sui temi di cui più si è discusso nel corso del match contro la squadra di Roberto Breda.

Braglia nel dopo partita su una cosa è stato chiaro: da questo momento in poi, chi non è in perfette condizioni fisiche non gioca più! Ed è qui che nasce il problema: è come scalare l’Everest riuscire a mettere assieme almeno undici persone che siano a passo con il lavoro atletico che una squadra normale dovrebbe svolgere nel corso di un campionato cominciato da un mese. Nessuno lo dice ma la realtà è che questo gruppo è stato assemblato con colpevole ritardo. E non deve assolutamente essere un alibi. Per nessuno. Nel ritiro di San Giovanni in Fiore hanno lavorato in pochi, anzi pochissimi e di questi due erano reduci da gravi infortuni (Corsi e Litteri) per cui non è una passeggiata trovare la condizione; altri invece hanno lavorato con il Cosenza e adesso stanno sfruttando quei benefici in altre squadre.

La cosa più grave è che dei calciatori arrivati, tranne quelli che avevano già lavorato con le rispettive squadre, tipo Monaco, Kanoute, Broh e Pierini, tutti gli altri sono arrivati in condizioni pessime. Ogni giorno prima di cominciare l’allenamento, quelli dello staff sanitario fanno la conta di quelli che non hanno nessun problema… E lo si è visto sul campo martedì sera: Lazaar out dopo pochi minuti, evidentemente ancora non del tutto guarito dal problema muscolare. E in ogni caso quando non si svolge una preparazione adeguata, è inevitabile che i muscoli non reggano. Machach è durato giusto il tempo di una fumata di sigaretta dopo un paio di giocate fine a se stesse. Rivière ci mette anche il cuore ma è lontano anni luce da una condizione fisica accettabile. E l’elenco potrebbe continuare considerati i tanti calciatori che si allenano a singhiozzo durante la settimana. Aggiungiamo le tre partite in sette giorni…

È in arrivo la sosta ma prima ci saranno da giocare altre due partite: sabato prossimo, 28 settembre, a Frosinone e la settimana successiva, sabato 5 ottobre con il Venezia al Marulla. Due sfide delicatissime: la squadra di Nesta non sta rispettando le aspettative create su una squadra retrocessa dalla Serie A e indicata tra le candidate alla promozione; la formazione del rampante Dionisi i cui 7 punti in classifica li ha raccolti tutti in trasferta con le vittorie di Trapani e Chiavari con l’Entella oltre al pareggio in casa del Frosinone. Ecco che le prossime due partite rappresentano un crocevia fondamentale per il futuro del Cosenza. E di Braglia. Ma anche per capire il reale valore di questa squadra.

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