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Il Cosenza non decolla, inchiodato da prestazioni e numeri preoccupanti

Manca una identità di gioco ma soprattutto c’è la necessità di fare squadra in tutte le componenti del club. Le prodezze dei singoli e la fortuna, evidentemente, non sono più sufficienti per mantenere il patrimonio della Serie B

Il secondo tempo di Cittadella sembrava avesse riacceso l’entusiasmo soprattutto nella squadra, considerato che nell’ambiente, nonostante qualche legittimo mugugno, non si era mai sopito. A Chiavari sono tornati gli spettri del passato. O meglio, del recente passato: la prestazione contro il Livorno al Marulla su tutte. Il Cosenza non riesce ancora ad avere una identità di gioco, a dimostrarsi squadra. E per quanto asettici e indigesti, anche i numeri lo inchiodano alle proprie responsabilità: peggior attacco del campionato, assieme a quello della Cremonese, e tra le migliori difese, dopo quelle di Benevento e Crotone, a braccetto con Empoli, Perugia e Virtus Entella. Ma per vincere bisogna fare gol, non basta non prenderli…

Numeri che si ripetono, basti guardare alla passata stagione. Segno evidente che la squadra ha appiccicato addosso le caratteristiche del suo allenatore. Non potrebbe essere altrimenti. Ma Pierino Braglia, nell’immaginario collettivo, ha due alibi di ferro: Eugenio Guarascio e Stefano Trinchera. Eppure lo stesso allenatore, pubblicamente, ha elogiato il loro operato da presidente e da direttore sportivo. Se in quelle parole non c’era ipocrisia, allora bisogna cominciare ad analizzare serenamente il perché questa squadra non esprime un gioco convincente e soprattutto non tira fuori quella cattiveria e intensità agonistiche necessarie per ben figurare in un campionato difficile qual è quello di Serie B.

Da Okereke a Tutino e Baclet. Da Palmiero a Tutino, a Sciaudone ed Embalo. Da Carretta a Baez e Pierini, oltre al solito Sciaudone. Tante prodezze dei singoli hanno disegnato il destino del Cosenza di questi ultimi anni. È un dato di fatto. Esaminiamo gli 8 gol segnati dalla squadra di Braglia in questo scorcio di campionato: le 4 prodezze di Sciaudone (Pescara), Pierini (Livorno), Carretta (Frosinone) e Baez (Cittadella); 2 gol nati da palle inattive: Bruccini (rigore a Cittadella e colpo di testa sulla punizione di Baez contro il Chievo); soltanto 2 i gol su azione: colpo di testa di Rivière contro il Venezia dopo la combinazione Baez-Carretta sulla destra, e il primo di Bruccini a Cittadella sulla giocata di Baez dalla sinistra. E se lo ha detto lo stesso Braglia che il primo colpevole della sconfitta con la Virtus Entella è lui…

Ma sarebbe riduttivo chiuderla così. Sono state giocate soltanto 10 partite e al traguardo ne mancano altre 28, per cui il percorso è ancora lungo e di fronte c’è tutto il tempo per recuperare. A patto che non si vada a caccia del colpevole e lo si faccia a seconda delle simpatie personali. Ormai di Guarascio e Trinchera si conosce tutto, così come dello stesso Braglia. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, con l’obiettivo di portare il Cosenza alla salvezza anche all’ultimo secondo, dell’ultima giornata di campionato. Ma il Cosenza deve rimanere in Serie B, per rispetto di una tifoseria che sta dimostrando soltanto amore smisurato. E per salvarsi bisogna vincere le partite, magari avendo una identità di gioco e soprattutto dimostrandosi squadra in tutte le componenti del club. Senza continuare a sperare nella fortuna, che è stata una fedele compagna di questi ultimi anni…

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