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Il Cosenza, Guarascio, gli acquirenti e le cordate di… pistilli

A poche ore dalla retrocessione in Serie C, è cominciata la caccia all’imprenditore già pronto a rilevare un club comunque in salute. Le trattative vere si fanno nelle stanze giuste e non sugli organi di informazione

L’ultima volta che il Cosenza calcio ha avuto una nuova proprietà risale all’estate del 2011. Quella in cui cominciò l’era Guarascio, prima assieme a un gruppetto di piccoli e medi imprenditori per poi diventare unico proprietario nel giro di poco tempo. Il presidente del Cosenza evidentemente ama gestire le sue aziende con una società i cui componenti della stessa siano di numero dispari e comunque inferiori a tre.

L’ultima volta che il Cosenza calcio ha avuto una nuova proprietà. Ecco, si torna a bomba. Come da tradizione brutia in quei giorni, l’estate del 2011 appunto, dopo l’ennesimo fallimento, l’elenco di imprenditori accostati al club erano così tanti, al punto che sembrava avessero formato una lunga fila che cominciava da piazza Kennedy fino a Palazzo dei Bruzi. Tanti nomi, poche certezze. Fino a quando venne fuori quello di Eugenio Guarascio da Lamezia Terme. A giochi fatti. Perché le trattative vere si fanno nelle stanze giuste, non sugli organi di informazione.

In queste ore torna di attualità l’elenco di imprenditori a cui sta a cuore il futuro del Cosenza. Che, evidentemente, un suo appeal ce l’ha ancora. Luca Di Donna, l’eterno Pagliuso e Raffaele Vrenna. E poi Felice Saladini da Lamezia che cominciò la sua avventura sportiva come proprietario della Planet Group Catanzaro, squadra che fece ottimi campionati di basket, oggi proprietario della Vigor ma che assieme all’amico Alessandro Gaucci hanno cercato di rilevare l’Arezzo prima e il Perugia dopo, senza riuscirci. Per ultimo è tornato in auge anche il nome di Mauro Nucaro che a Cosenza non ha certo lasciato ottimi ricordi.

E qui viene in mente una battuta dell’avvocato Salvatore Perugini, ex dirigente del Cosenza calcio nonché ex sindaco della città, rilasciata a TifoCosenza TV (rivedi qui la puntata) nelle scorse settimane. “Tante volte ho sentito parlare di cordate di imprenditori pronti a rilevare il Cosenza ma alla fine le uniche cordate che ho realmente visto sono state quelle di pistilli nei fruttivendoli della città…”. Il passato dovrebbe insegnare qualcosa.

Di certo c’è che il Cosenza è un club di Serie C che fa gola, perché non ha debiti federali, perché alla sempre mediocre gestione sportiva fa da contraltare l’ordine dei conti. E considerato che in queste ore abbiamo tutti cominciato a fare i conti con i soldi che finiranno nella casse del club grazie a Falcone, Baez, Kone, Bahlouli e altri premi di valorizzazioni varie, oltre al paracadute dalla Lega B, a conti fatti il vago sospetto è che il bilancio sia anche in attivo.

Ecco perché il Cosenza, anche in C, è uno dei pochi club appetibili. E questo dovrebbe avere un costo, ovviamente. E un imprenditore serio, deciso a portare a termine un affare lo fa andando direttamente alla fonte. Certo, l’onda emotiva del “Guarascio Vattene” (nelle prossime ore la città e la provincia saranno invase da vele, 6 x 3 e striscioni) spinge tanti opportunisti a giocarsi questa carta. Poi bisogna capire bene cosa c’è di concreto tra la realtà e il desiderio di prendere la società senza che ci sia mai stata una trattativa. In fondo il Cosenza ha gravissime carenze organizzative dal punto di vista sportivo ma di contro può sbandierare una stabilità economica che in pochi si possono permettere. Soprattutto in Serie C.

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