Arrivò ai piedi della Sila nel dicembre del 1986: gettò le basi per la promozione in Serie B e legò per sempre il suo nome alla città

Napoletano di nascita cosentino e calabrese d’adozione, Gianni Di Marzio se n’è andato all’età di 82 anni in una fredda mattina di gennaio. Il mondo del calcio piange una figura storica ma in particolar modo piange la Cosenza calcistica che diventò grande grazie a lui. Di Marzio arrivò a Cosenza nel dicembre 1986 quando per sostituire Franco Liguori e dopo qualche screzio iniziale gettò per la promozione in Serie B della stagione successiva. È riuscito, come nessun altro, a capire la piazza cosentina. È stato l’unico in grado di far remare nella stessa direzione squadra, tifoseria e anche la stampa.

Dopo la promozione in Serie B tutta si aspettano una sua riconferma ma la società punta su Bruno Giorgi, Di Marzio va a Catanzaro al posto di Burgnich e al Ceravolo rifila tre gol alla sua ex squadra. Una sconfitta che si rileverà decisa per i rossoblu che vengono esclusi dalla lotta per la Serie A per colpa della classifica avulsa.

L’anno successivo il ritorno a Cosenza dopo l’esonero di Gigi Simoni e la morte di Denis Bergamini. Arriva una miracolosa salvezza a Trieste. Chiusa la carriera d’allenatore Di Marzio parte da Cosenza come dirigente e lancia in panchina Alberto Zaccheroni.

La sua storia in rossoblu si chiude nel 1996 ma il legame con la città resta indissolubile. Di Marzio torna spesso in città, addirittura trascorre qui il periodo del lockdown nel marzo del 2020, e ogni volta dispensa consigli utili alla piazza. Una figura storica che ha contribuito in maniera determinante a far conoscere il nome di Cosenza nel bel paese.