
Sprecata una clamorosa occasione per tornare al successo contro un Crotone alla portata. Il tecnico ci ha messo del suo, adesso l’ultima spiaggia è battere l’Alessandria
I risultati determinano umori e giudizi, è così da sempre nel calcio italiano. Prendete il Cosenza di mercoledì sera a Crotone: fino a poco oltre il novantesimo si stava assaporando la gioia di un ritorno alla vittoria. Un pieno di entusiasmo. Ma dal 33’ del secondo tempo in poi ha cominciato a prendere forma l’altra faccia della medaglia. In tre scatti: fuori Liotti dentro Hristov, fuori Kongolo dentro Venturi, il terzo gol di Maric in mezzo a due pilastri in cemento armato.
Cinque difensori centrali tutti in un colpo a memoria non vengono in mente. Altro che pullman davanti alla porta di Vigorito. Basterebbe quello, La Valle, sponsor del club, chissà quanti ne metterebbe a disposizione. Quel senso del difensivismo a oltranza è l’immagine che rimane in primo piano me in realtà gli errori di Bisoli sono stati anche altri.
Tre scatti ancora. Il primo: Kongolo, con pochi allenamenti nelle gambe per ammissione dello stesso allenatore alla vigilia del derby, passati i primi dieci minuti del secondo tempo, in campo passeggiava perché non ne aveva più. Secondo: anche Caso, a seguire, aveva cominciato a dare segnali di sofferenza fisica per la gran mole di lavoro fatta sia sul terreno dello Scida ma soprattutto pochi giorni prima su quello del Sinigaglia di Como. Terzo: le qualità tecniche di Carraro ingabbiate in un ruolo che già lo penalizza eccessivamente, sacrificate nel nome di quell’imbarazzante difensivismo a oltranza.
Ma c’è un raggio di sole in questi schizofrenici cambi di umori e giudizi: Pierpaolo Bisoli. Lui è fiducioso e anche contento del pareggio di mercoledì sera. Lo dimostrano lo scatto di Andrea Rosito a fine partita pubblicato in testa all’articolo e le dichiarazioni dell’allenatore in sala stampa. Certo, che la salvezza del Cosenza fosse più di una grande impresa non ci sono mai stati dubbi. Se non vinci da 15 partite un motivo ci sarà. E se l’ultimo successo in trasferta risale a gennaio dello scorso anno, qualcosa vorrà pur significare.
Però l’obiettivo è lì vicino. Anzi, meglio dire: rimane vicino. O lontanissimo, dipende dalle prospettive… Intanto sabato pomeriggio con l’Alessandria al Marulla non c’è alternativa alla vittoria. E questo non vuole passare per il classico modo di dire spesso utilizzato nel calcio, anche perché tranne quelli che taroccano le partite nessuno scende in campo per perdere. Vincere è una questione di rispetto anche verso chi ha ripreso a percorrere chilometri per sostenere la squadra.
