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Cosenza, il Settore giovanile non decolla

Da otto stagioni al timone del club nessun calciatore è finito in pianta stabile in prima squadra. Come sono lontani i tempi in cui grazie allo scrupoloso lavoro degli osservatori in casa rossoblu si sfornavano talenti. Oggi c’è scarsa propensione al sacrificio e la costruzione delle squadre affidate a procuratori… Mentre nel mondo spopola l’esempio dell’Ajax…

Valorizzazione dei talenti e l’autosufficienza finanziaria. Benvenuti nel mondo Ajax, “l’eccezione alla regola imperante nel calcio moderno della ricca Champions, scrive il giornalista calabrese Marco Iaria su gazzetta.it la versione online de La Gazzetta dello Sport. Un modello difficile da copiare indubbiamente ma di certo rappresenta “una via alternativa al calcio business”, si legge ancora sul sito della rosea. In Italia la notizia è stata rappresentata dall’eliminazione della Juventus dalla massima competizione europea, ma per il calcio quella dell’Ajax è una bella storia da duplicare. Se mai fosse possibile.

Qualcuno si starà chiedendo: ma cosa c’entra l’Ajax con un sito dove si parla del Cosenza o al massimo di Serie B? C’entra, eccome. Vuole essere uno stimolo per il patron Guarascio il quale, più volte, ha parlato di lancio dei giovani quando però negli anni questo non è ancora avvenuto. I giovani sono stati utilizzati negli anni della Serie D e della Serie C per arrivare a prendere i relativi contributi. Soldi che sarebbero dovuti servire da investimento nel Settore giovanile e che invece, visti gli scarsissimi risultati, evidentemente sono stati utilizzati per altre esigenze.

Guarascio è al timone del Cosenza dall’estate del 2011. Quella in corsa è l’ottava stagione da presidente: due campionati di Serie D, la Seconda divisione, quindi la Serie C unica fino all’approdo in Serie B dove i Lupi mancavano da 15 anni con in mezzo la vittoria, storica, della Coppa Italia di Lega Pro. Grandi risultati con la prima squadra ma per il Settore giovanile non si può certo dire altrettanto. Basti pensare che in otto campionati, a parte qualche esordio sporadico di pochi minuti, non è stato tirato fuori un solo calciatore per la prima squadra. Un dato che dovrebbe far riflettere il massimo dirigente rossoblu…

Un buon Settore giovanile significa investire in strutture e professionalità capaci di gestire un segmento vitale per una società di calcio. Ancora di più per un club con poche risorse finanziarie come il Cosenza. I tempi in cui dalla prima squadra rossoblu venivano fuori talenti come Florio, Fiore, Miceli, Paschetta, Morrone, Modesto e tanti altri sono lontani anni luce. Oggi si costruiscono le squadre senza passare dai polverosi campi di periferia (la figura degli osservatori come Franco Barca e Franco Calabretta, all’epoca guidati da Ciccio Marino, non ci sono più…) ma con procuratori che illudono tanti giovani con le chiacchiere ma soprattutto con la complicità di chi, invece, i giovani dovrebbe educarli al sacrificio, unico viatico per arrivare al successo.

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