Il giovane aquilano per due stagioni è stato in rossoblu nel ruolo di vice di Cappellacci. Al Chelsea si è fatto notare anche per la lite con Mourinho, motivo in più per farsi amare dal popolo bianconero
A L’Aquila sono molto orgogliosi del fatto che Marco Ianni anche alla Juventus farà parte dello staff di Maurizio Sarri, il quale siederà sulla panchina bianconera dopo i cinque anni di Massimiliano Allegri. E un pizzico di orgoglio aleggia anche dalle parti del Marulla, dove lo stesso Ianni ha cominciato la carriera post calciatore: è stato il vice di Roberto Cappellacci nella stagione 2013-2014, quella del ritorno nell’ex Serie C prima che arrivasse l’esonero nel campionato successivo. Proprio Cappellacci ha vinto il campionato di Prima categoria con la squadra Città di L’Aquila di cui è dirigente Paolo Ianni, il papà di Marco.
Marco Ianni, lavora con Sarri dai tempi del Napoli, ha da poco vinto l’Europa League con il Chelsea, battendo in finale gli ormai ex cugini dell’Arsenal. A proposito di Chelsea, su La Gazzetta dello Sport oggi in edicola viene ricordato l’episodio quando Ianni ha esultato in faccia a Mourinho dopo un gol dei Blues al Manchester United nel recupero. Episodio che lo stesso Sarri, oltre al tecnico portoghese, non presero bene: ne seguirono le scuse e l’allenatore del Chelsea lo ha perdonato. Un episodio, questo, questa contribuirà a fare entrare da subito nelle simpatie dei tifosi juventini Ianni…
Ma qual è il ruolo di Marco Ianni? “Il cerchio magico dello staff di Maurizio Sarri – si legge sempre sulla rosea, in un articolo in cui si parla dello staff del nuovo allenatore della Juventus – si stringe attorno ad altri tre nomi: Marco Ianni, aquilano con un passato discreto da calciatore in C; Davide Ranzato, veneto con gavetta al Vicenza; Davide Losi, pavese che iniziò a farsi notare con u muscoli a Campobasso. Tutti Fitness coach Under 40, tutti – prosegue La Gazzetta dello Sport – nelle grazie del tecnico dal primo anno post-Higuain, tutti lesti con il pc: setacciano, scompongono dati, e nelle lunghe cene londinesi hanno spesso parlato soltanto di numeri”.
