La squadra affonda, il baratro della retrocessione è sempre più vicino ma evidentemente nessuno è stato capace di esaltare un vero e proprio squadrone. E sui cori di scherno…
A Stefano Trinchera, direttore sportivo del Cosenza, va dato atto di essere riuscito nell’impresa di costruire una squadra talmente forte con uno staff tecnico che non si è rivelato all’altezza. Una squadra non valorizzata da chi avrebbe, invece, dovuto esaltarla. Perché sempre di un organico qualitativamente superiore rispetto a quello della scorsa stagione si tratta. Un solo esempio per tutti: nessun allenatore ha a disposizione ben tre terzini destri (Corsi, Bittante e Casasola). Ma, chiunque sieda in panchina, in quel ruolo fa giocare un attaccante (Baez). Che colpa ne ha il talento di Copertino?
Stefano Trinchera, dalla proprietà all’ultimo dei sostenitori rossoblu, nessuno potrà mai accusarlo di non avere fatto il proprio dovere. E non solo perché è privilegio di pochissimi agenti (di calciatori, ovviamente…) poter concludere affari con lui. Non a caso ha messo su uno squadrone di altissimo livello. E guai a chi si è permesso di sollevare qualche dubbio sul reale valore dell’organico 2019-2020, progettato tra agosto e gennaio, com’è nella tradizione del responsabile del calcio mercato dei Lupi.
Ma il capolavoro, Stefano Trinchera, lo ha costruito fuori dal campo. E in questo caso ha avuto una spalla di spessore: Pierino Braglia da Grosseto. I marciapiedi e gli angoli più nascosti della città hanno raccolto tante di quelle confidenze, al punto che è diventato un gioco da ragazzi incanalare verso una sola direzione ogni responsabilità. E non è un caso che i cori di scherno lanciati da ogni settore dello stadio, colpiscano sempre e solo un unico soggetto. Troppo facile. Obiettivo alla portata anche del più sprovveduto dei cecchini. Intanto il Cosenza affonda e il baratro della Serie C, è sempre più vicino. E che nessuno azzardi a dire che la colpa è di Stefano Trinchera…