Il collaboratore di giustizia ascoltato in Corte d’Assise ha dichiarato: “Non si sarebbe mai suicidato, non aveva problemi, di droga e di nessun altro giro”
Nel corso della 25° udienze del Processo per l’omicidio di Denis Bergamini è stato ascoltato Franco Garofalo, collaboratore di giustizia ed ex esponente dalla malavita cosentina. Garofalo ha spiegato che il centrocampista rossoblu non poteva esserci suicidato: “Non aveva problemi, di droga e di nessun altro giro”.
Successivamente ha spiegato poi come in prima persona ha condotto una sorta d’indagine parallela se la malavita potesse c’entrare qualcosa, anche perché nulla si muoveva a Cosenza senza che loro lo sapessero, aggiungendo che all’epoca la società: “era sotto protezione, quindi nessuno avrebbe dovuto nuocere alla società eliminando un patrimonio quale quello rappresentato dal ragazzo, che allora aveva 27 anni ed era destinato alla Serie A”. Quando però si è reso conto che la ‘ndrangheta nulla aveva a che fare con il delitto e che lo stesso era stato commesso in un contesto privato, lasciò stare.
Si torna in aula il 25 ottobre e verranno ascoltati i medici legali che hanno condotto le perizie sul corpo di Denis nei lunghi anni trascorsi da quel 18 novembre del 1989, dal dottor Giorgio Bolino, che stilò la relazione di consulenza merico-legale nel 2011, fino al dottor Vittorio Fineschi.