Il tecnico veneto, che ha rescisso il contratto con i Lupi, ha conquistato appena 4 punti in cinque partite, con una media di poco inferiore a quella di Braglia.
Dopo poco più di un mese e appena cinque partite disputate, si separano le strade del Cosenza e dell’allenatore Giuseppe Pillon. Impossibile gestire la squadra da Treviso, dove il tecnico si trova attualmente e con la priorità della famiglia in questo momento particolare, con l’emergenza coronavirus tutt’ora in corso e ovviamente il calcio di secondo piano.
Pillon è arrivato a Cosenza a metà febbraio, dopo il doloroso esonero di Piero Braglia, soluzione comunque presa dopo ben cinque sconfitte consecutive. Il bilancio per Pillon però non ha cambiato il copione a un torneo oltremodo complicato per il Cosenza. Il bilancio è stato infatti di una vittoria, un pareggio e tre sconfitte, con un bilancio di 0.80 punti per partita, di poco inferiore (0.83) a quello di Braglia.
Il bell’esordio di Livorno, uno 0-3 convincente, che aveva mostrato una squadra intraprendente e con una discreta personalità, è stato un fuoco di paglia. I problemi cronici sono nuovamente emersi e Pillon non è riuscito a trovare il bandolo della matassa. L’unica nota positiva il pareggio di Venezia, dopo il KO interno col Frosinone. Poi altre due sconfitte, con Cittadella e Chievo.
Insomma, con Pillon la svolta non è arrivata. Anche se bisogna considerare che il poco tempo a disposizione comporta un giudizio parziale. Si deve anche sottolineare come lo stesso allenatore non abbia potuto sfruttare al 100% Asencio – che comunque ha fatto gol in due delle tre partite nelle quali è stato impiegato – e soprattutto Rivière, che si è visto solo per 45 minuti a Verona. Difficile quindi – se non impossibile – dire cosa sarebbe accaduto se Pillon fosse rimasto alla guida del Cosenza e se il campionato non si fosse interrotto.