Nulla è cambiato rispetto al recente passato: la cultura del rimandare a domani quello che potrebbe farsi oggi rimane l’anello debole. Dieci anni all’insegna del festival dei rimpianti…
A venti giorni dalla retrocessione in Serie C non è cambiato nulla rispetto al recente passato del Cosenza. Tutto affidato all’improvvisazione e alla buona sorte, senza un minimo di programmazione. Scelte condizionate dagli eventi del momento, da suggerimenti più o meno attendibili, dalle occasioni migliori che offrono il mercato mai come in questo momento ricco di faccendieri che si propongono accompagnati da sponsor pronti a “sostenere” direttori sportivi e allenatori.
Chissà cosa sarebbe successo se nell’ultimo decennio si fosse agito seguendo la traccia della programmazione. Il festival dei rimpianti. Viene in mente, a esempio, Mauro Meluso. Arrivato al Cosenza nella stagione 2014-2015 ha prima gestito la sostituzione dell’allenatore (via Cappellacci, al suo posto Roselli) per poi andare a vincere la Coppa Italia di Lega Pro. La salvezza nel campionato successivo sempre in Serie C e la prospettiva di proseguire un percorso lungimirante con un cosentino di ritorno nella sua città. Ma la cultura del rinviare a domani, ha fatto perdere un treno importante.
Ecco, Meluso avrebbe potuto rappresentare un riferimento imprescindibile a vita. Un po’ come Ursino per il Crotone. E invece l’attesa infinita, l’andamento lento che hanno portato il direttore sportivo ad accettare proposte grazie alle quali è stato messo nelle condizioni di vedersi premiato il suo lavoro. E poi in quei due campionati sono arrivati calciatori che avrebbero potuto diventare pilastri sui quali poggiare ambiziosi progetti per il futuro. Pensi a Ravaglia e Arrigoni, a Fiordilino e La Mantia: basta dare uno sguardo ai loro successi per fare schizzare in alto l’asticella del rammarico.
La cultura del rimandare sempre a domani quello che si potrebbe fare oggi, ha portato in questi dieci anni a perdere altre opportunità come Frattali, Blondett e Partipilo arrivati al Cosenza grazie alla coppia Marino–Condò. Pensi al giovane Meroni tesserato nella stagione 2016-2017. E che dire di Dermaku, Camigliano, Ramos e Okereke nel primo anno di Trinchera. Per non parlare di Tutino e Palmiero arrivati in rossoblù grazie all’intuizione dell’ex allenatore Gaetano Fontana. Vengono in mente Embalo, Garritano e Baez. E infine Casasola e Rivière. Quanti rimpianti, tutti per colpa di quell’andamento lento che continua a condizionare il futuro del Cosenza. Sperando che stavolta non porti dritti al peggio…