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Caso Bergamini, anche Scanzi si schiera dalla parte della verità

Il noto giornalista toscano attraverso la sua pagina Facebook torna a parlare sulla vicenda dell’ex centrocampista del Cosenza

Dopo la decisione da parte del Gup del tribunale di Castrovillari, attraverso i suoi canali social, Andrea Scanzi, giornalista de “Il Fatto Quotidiano” è tornato a parlare della vicenda dell’ex calciatore del Cosenza Denis Bergamini.

Queste le sue parole: “Ci sono voluti 32 anni per arrivare a un rinvio a giudizio. Trentadue anni per celebrare il processo per la morte di Donato “Denis” Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 sulla statale 106, nei pressi del Castello di Roseto Capo Spulico.

Isabella Internò, l’ex fidanzata Bergamini, “è stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio. La prima udienza del processo è stata fissata per il 25 ottobre prossimo. Isabella Internò è accusata di concorso in omicidio di Bergamini aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili” (Il Fatto Quotidiano).
Chi ha seguito la vicenda sin dall’inizio, ed io sono tra questi, aspettava questo momento da tempo. I depistaggi sono stati osceni, la famiglia Bergamini ha combattuto come nessuno e le ingiustizie sono state continue.
Ho sempre avuto la ferma, fermissima convinzione che Isabella Internò fosse colpevole. Il processo dirà se avevo torto. Il dispiacere è che a processo vada solo lei, perché certo quel giorno non era sola. E si sa benissimo chi partecipò alla mattanza, solo che in merito non sono state trovate prove.
Secondo l’accusa, quella sera la donna organizzò “un appuntamento con Donato Bergamini” e “in concorso con altre persone rimaste ignote, dopo averlo narcotizzato o, comunque ridotto le capacità di difesa, ne cagionava la morte”. Con ogni probabilità Denis fu vittima di “soffocamento lento” tramite una busta. In un secondo momento il corpo, esamine o forse no (è possibile che Denis fosse ancora vivo), fu investito da un tir per inscenare la puttanata del suicidio.
Anche il motivo dell’omicidio è noto a chi ha letto le carte sin dall’inizio, a chi ha seguito le ricostruzioni di “Chi l’ha visto?” e a chi ha letto il libro profetico di Carlo Petrini (che sbagliò il movente, ma ci prese su molte altre cose).
Ho sempre pensato che fu un caso allucinante di “delitto d’onore”, e che il povero Denis fu punito per “colpe sentimentali” figlie di una mentalità retrograda e mafiosa. Magari sbaglio e magari no. Sarà la giustizia, finalmente, a fare luce. Dopo troppo tempo. Decisivo il ruolo dell’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, che sei anni fa ha riaperto il caso grazie anche al lavoro encomiabile dell’avvocato Fabio Anselmo (lo stesso del caso Cucchi).
La vicenda Bergamini mi ha sempre colpito molto. Penso a tutto il suo dolore e a quello dei suoi familiari. Allucinante. Un abbraccio a Maria Zerbini e a Donata Bergamini, madre e sorella di Denis. E combattenti come nessuno.
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