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“Cosenza grande amore: ecco il mio almanacco vivente”

Cristiano Bosco, giovane tifoso dei Lupi, ci apre le porte per la sua collezione privata di maglie. “Non è voglia di possederle ma condividerle con chi ha la mia stessa passione”

L’incipit è già di per sé un messaggio di grande amore per i colori rossoblù. Per il Cosenza. “La mia collezione di maglie non è un possesso ma vuole essere un tramandare, condividere una gioia indescrivibile con chi ha la mia stessa passione”. Comincia con queste parole il racconto di Cristiano Bosco giovanissimo tifoso dei Lupi che lo scorso 27 luglio ha compiuto 32 anni. Un legamene forte con la squadra della sua città il cui seme è stato piantato il 10 maggio 1998, giorno di Cosenza-Turris (1-0, gol di Massimo Margiotta davanti a circa 23.000 spettatori) partita vista assieme al papà Gianfranco dai gradoni della Curva Sud oggi intitolata all’indimenticato Denis Bergamini. Non aveva compiuto ancora 8 anni, quella fu la prima volta di Cristiano allo stadio San Vito.

Quel seme è germogliato e i Lupi gli sono sempre di più entrati nel cuore. La prima maglia ricevuta in regalo: quella di Adriano Fiore, Serie B 2000-2001. Poi quella di Igor Zaniolo. “Quelle maglie – ricorda Cristiano – le indossavo quando giocavo con gli amici”. Con il passare degli anni la passione è cresciuta fino a ché dal 2005 ha cominciato a frequentare la curva. Ultrà: partite al San Vito e tutte le trasferte. Anche una parte attiva nelle coreografie.

Poi la scintilla che ha acceso un’altra passione: fare il collezionista. Che per Cristiano significa anche perfezionista. E lo vedremo. Dunque, stagione 2011-2012 a fine campionato tutte le maglie che i calciatori regalano ai tifosi, soprattutto in trasferta, venivano distribuite. A lui toccò quella con il numero 8, bianca. Cristiano c’era anche all’ultima trasferta di quel campionato di Serie D, il primo dell’era Guarascio: Adrano. “Proprio in quel preciso momento mi si è acceso qualcosa dentro che mi ha portato a essere un collezionista. Dalla stagione 1990-1991 ho prima, seconda e terza maglia. Oltre quelle del portiere”.

Non è stato facile recuperarle, anche perché a oggi sono tante le maglie del Cosenza custodite nella sua camera: 176. “Premessa: non ho mai avuto nessun legame diretto con la società. Non sono mai stato agli allenamenti e non ho mai chiesto una maglia. A nessuno. Le vecchie maglie le ho recuperate tutte attraverso contatti personali. È stato fondamentale l’aiuto di amici collezionisti con i quali ci siamo scambiati maglie e magari me ne hanno segnalate altre possedute da persone che loro conoscevano. Di questo gliene sarò sempre grato, perché è un grande segnale di amicizia. Siamo ancora un grande gruppo, al di là del tifo. Per quanto riguarda le maglie più recenti ho sfruttato i canali online, oltre al passaparola tra amici. Tanti coetanei tifosi del Cosenza con i quali ho vissuto lo stadio in questi anni”.

Cristiano, come dicevamo, si definisce un collezionista-perfezionista. Ogni maglia ha la sua storia: dai numeri in cuoio degli Anni 70 a quelli vellutati di fine Anni 80. Fino al primo sponsor apparso sulle maglie del Cosenza: Mat Mar, stagione 1982-1983. Così come le maglie riciclate dal 1986 al 1990, dove sulla stessa cambiavano soltanto gli sponsor da Pac a Terme Luigiane e Lagostina. Particolari ben visibili nella collezione di Cristiano.

“Sono tre le maglie alle quali sono particolarmente affezionato. Diciamo quelle a cui tengo di più. La numero 25 di Tutino indossata durante la finale playoff a Pescara dove c’è un dettaglio unico: al posto del Logo della Lega Pro hanno sostituito la toppa con quello della finale: l’alone ne è una prova. Poi la numero 11 dell’indimenticabile stagione 1987-1988, l’altra storica promozione in Serie B. La particolarità è che quella volta a indossare quella maglia non fu Padovano ma Alberto Urban. E poi il cimelio: la numero 9 di Marulla della Serie B 1996-1997”.

Cristiano ha un profilo su Instagram (https://www.instagram.com/cosenza_calcio_shirts_museum/) che invita a visitare e magari condividere con lui questa passione. “Voglio arricchire la mia collezione, che io definisco un vero e proprio almanacco vivente. Ho un grande sogno: arrivare a realizzare un museo permanente, fare vedere a tutti le maglie che hanno fatto la storia del Cosenza calcio”.

 

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