L’ultimo posto in classifica è figlio dell’ennesima sconfitta in trasferta (21 nelle ultime 33) e di clamorosi errori individuali. La salvezza ora passa dal Marulla…
Sono bastati pochi minuti per mettere a nudo la fragilità mentale del Cosenza. Le emozioni del successo nel derby con la Reggina avevano evidentemente fatto riporre in un cassetto i limiti di una squadra che in trasferta non ne azzecca una da tempo. E poi la straordinaria fratellanza con il popolo genoano aveva anche fatto passare in secondo piano la forza impressionante della squadra di Gilardino, decisamente di un altro pianeta. E che di certo con aveva bisogno di certi regali per vincere la partita.
L’ultimo posto in classifica è figlio soprattutto di quanto si è raccolto fuori casa: la miseria di 6 punti in 14 partite. Che allargando in raggio d’azione ci porta fino alla passata stagione nel corso della quale lontano dal Marulla di punti ne sono stati messi assieme 8 in tutto, in 19 gare. Conti alla mano nelle ultime 33 partite giocate fuori casa il Cosenza ne ha perse 21, pareggiate 11 e vinto soltanto una. In questi freddi numeri, per quanto asettici e indigesti, c’è la risposta ai limiti strutturali di una squadra che si trascinano nel tempo.
Squadre tecnicamente di certo limitate ma è soprattutto caratterialmente che si registra un vuoto incredibile. Altrimenti non si commetterebbero certi errori, per ultimi quelli sul gol di Dragusin lasciato incredibilmente tutto solo e quello di Calò sul 2-0 di Gudmundsson. Ma ancora più grave è registrare come nei momenti di difficoltà dai calciatori più esperti, pensi a quelli che sbandierano con giusto orgoglio centinaia di partite giocate in Serie A, non si riceve nessun aiuto.
Il girone di ritorno ha migliorato lo score in casa: 5 partite senza sconfitte è già un dato incoraggiante. Ma già da domenica prossima nello scontro diretto con la Spal non si può prescindere dai 3 punti. Una prima finale, delle 10 che restano da qui alla fine della stagione. Non basta il sostegno dei numeri, 6 squadra in 4 punti, per sperare nell’ennesima impresa. Serve una mentalità diversa, che consenta di cancellare la fragilità mentale di un gruppo che altrimenti non ha alternative alla retrocessione in Serie C.