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Miceli a TifoCosenza WebTV: “Cosenza mi ha fatto diventare calciatore”

L’ex centrocampista rossoblu: “Novellino e Zaccheroni gli allenatori più importanti. Di Lauro avrebbe potuto giocare in Serie A”

Un lungo intervento ai microfoni di TifoCosenza WebTV per Salvatore Miceli, ex centrocampista rossoblu, che ha vestito anche la maglia del prossimo avversario dei Lupi: “Cosenza e Venezia sono due piazze dove ho avuto l’onore di giocare. Cosenza è la mia mamma calcistica, quella che mi ha fatto diventare calciatore, dove ho avuto le più grandi soddisfazioni. Per un ragazzo che arriva dal settore giovanile e che riesce ad arrivare in prima squadra, giocando cento partite, segnando otto gol e facendo tre anni di Serie B, è una grande soddisfazione. Da calabrese, cosentino e amanteano lo è ancora di più”.

“Venezia è stata la prima uscita importante. Prima del Cosenza avevo giocato in prestito a Fasano, in C2, per farmi le ossa come si suol dire. Dopo la retrocessione del Cosenza, sono stato ceduto insieme a Stefano Gioacchini e a Venezia vinsi il primo campionato di B e ho esordito in Serie A contro il Parma di Nevio Scala. Segnai anche un gol alla Fiorentina, tra l’altro dovendo tirare ben tre volte prima che la palla entrasse. Hubner infatti mi diceva: “Micio, quel rettangolo non lo prendi mai!”. Un giocatore d’altri tempi, fino a pochi anni prima faceva il muratore ma con la mentalità che ha avuto ha meritato di fare la carriera che ha fatto. I valori umani sono importanti, valori che credo in questa era calcistica mancano”.

“Il settore giovanile del Cosenza dal quale sono arrivato io, ha visto un ciclo importante. Per cinque o sei anni ci sono stati dei tecnici che erano dei padri, ti insegnavano l’educazione sportiva e calcistica. Mister Gagliardi un giorno ci fece fare il riscaldamento con i rastrelli per mettere a posto le buche del campo in terra battuta. Sono aneddoti che racconto anche ai ragazzini, è importante raccontare le proprie storie e fare capire ai bambini del Sud che anche loro hanno una possibilità. L’importante è avere un sogno, una passione da inseguire con tutte le loro forze. Sento parlare di fortuna, di raccomandazioni. Ma il campo dice sempre la verità, puoi avere tutte le raccomandazioni possibili, ma non se non sai, non sai”. 

Spazio agli allenatori, a partire da mister Novellino: “Con lui ho avuto sempre un rapporto sincero e leale, ci siamo sentiti a Pasqua e abbiamo parlato di questo. Lui è un grandissimo appassionato, ha fatto una grande carriera e ha ancora tanta passione ma per ora non riesce a trovare squadra. Abbiamo parlato di valori, lealtà, riconoscenza. Tante volte magari mi ha mandato in panchina o in tribuna anche se meritavo di giocare, ma non ho mai avuto una reazione nervosa nei suoi confronti. Un allenatore non ti fa giocare perché gli stai antipatico, fa le sue scelte. I calciatori di adesso non sono prima di tutto uomini, come una volta. Al di là di mister Novellino, con il quale ho vinto, ho trovato un allenatore molto importante anche in mister Zaccheroni. Ha dato fiducia a me come a tanti altri: Florio, Paschetta, Bonacci, Perrotta, Di Lauro. A proposito di quest’ultimo, Fabio se non avesse avuto quegli infortuni e non avesse perso suo padre, avrebbe potuto fare 10 anni di Serie A a grandi livelli”.

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