A quasi un mese dalla retrocessione prosegue l’imbarazzante silenzio da parte del proprietario del club tra annunci, ripensamenti, protese e petizioni

Annunci e ripensamenti. Indiscrezioni. O meglio: confidenze fatte a persone che lo sostengono in quella che è ormai diventata una battaglia personale. E sullo sfondo un’operazione accerchiamento con il tentativo di metterlo all’angolo. Costringerlo a gettare la spugna. Che, è dato sapere, difficilmente avverrà. Anzi, continua a incassare e come il pugile suonato si dice sia pronto a sferrare il colpo decisivo che lascerà di stucco. Quale sarà questo colpo non è dato sapere. Ma attorno alla proprietà del Cosenza calcio qualcosa accadrà. Forse già nelle prossime ore.

Intanto sulla rete corre veloce la petizione per mandarlo via. Superate le 1.500 firme, si punta al raddoppio: obiettivo 3.000. Sparuta minoranza, risponderebbe oggi andando a rispolverare i 18.501 paganti presenti sugli spalti del Marulla la sera del 10 giugno 2018. Tre anni fa, eppure sembra essere passata un’eternità. Un patrimonio immenso a tinte rossoblù dilapidato in un amen. Dall’esplosione di gioia, alla contestazione crescente protesa a durare nel tempo.

Quale futuro per il club rossoblù? Interrogativo destinato a rimanere senza una risposta chissà per quanto tempo ancora, segno evidente dell’incertezza che regna sovrana. È trascorso quasi un mese dal giorno della retrocessione in Serie C e non giungono segnali di vita. Tentativi andati a vuoto: la lista di direttori sportivi che si assottiglia, allenatori contattati che arrivano a chiedere una pausa di riflessione evidentemente lunga fino a quando non vedrà la luce un progetto. Già, un progetto. Che non c’è e che probabilmente non ci sarà mai, perché così è stato sin dall’estate del 2011…