Una settimana in più per conoscere meglio i calciatori a disposizione: intanto si gode il coraggio della squadra, prossimo step dargli una identità chiara
Le vittorie rimangono la medicina migliore nel calcio. Il Cosenza reduce da 5 sconfitte di fila, di cui 4 con il precedente allenatore Dionigi, è tornato al successo nel giorno del debutto di William Viali davanti ai nuovi tifosi. Battuto il Palermo dopo una girandola di emozioni, fino al calcio di rigore parato da Marson a Brunori al 90′. È stata la quarta vittoria in campionato dopo quelle con Benevento, Modena e Como. Che, a vedere la classifica attuale, rappresentano tutti scontri diretti per la salvezza pur trattandosi di alcune squadre con organici costruiti per vincere il campionato, vedi Benevento e Como.
Di certo quella contro i rosanero è stata una vittoria rigenerante per i Lupi. Un’altra sconfitta avrebbe consolidato una crisi dalla quale sarebbe stato molto complicato venirne a capo. Si è vinto con coraggio, come ha sottolineato lo stesso Viali a fine partita in sala stampa. Quel coraggio di cui aveva parlato il giorno del suo primo incontro con la nuova realtà. E quando si vince si è positivi e soprattutto si vedono tanti sorrisi, proprio per come vuole l’allenatore rossoblù.
Ma non sono mancati i soliti difetti. Errori individuali, amnesie difensive che avrebbero potuto condizionare il risultato stesso. Una sorta di black out che evidentemente fa spegnere il cervello in alcuni calciatori. Ecco perché la settimana di sosta aiuterà e non poco Viali a conoscere meglio il gruppo. Anche perché, come ha sottolineato in sala stampa nel dopo partita con il Palermo, lo step successivo sarà quello di dare alla squadra una identità chiara.
E le prime indicazioni invitano a essere fiduciosi. Anche perché Calò (finalmente!) sembra avviarsi verso una condizione fisica accettabile. Il ritorno di Florenzi, l’unico insostituibile di questo Cosenza per come si è ripetuto sin dalla prima giornata. La crescita di D’Urso, il quale nel prosieguo del campionato potrebbe essere il calciatore capace di fare la differenza, come gli è già capitato in passato.